Maurizio Radici è nato a Palazzolo sull’Oglio nel 1958. Si diploma in grafica e architettura e negli anni ‘80 frequenta l’Accademia Carrara Belle Arti di Bergamo, avendo l’opportunità di essere seguito da noti maestri italiani. Radici è un artista che ha fatto dell’arte pittorica il suo lavoro a tempo pieno. Sin da ragazzo si è dedicato alla pittura e alla scultura e ha maturato una grande esperienza nella grafica pubblicitaria come direttore artistico. Ha realizzato innumerevoli mostre nei musei e nelle gallerie italiane e internazionali: Milano, Stoccarda, Bergamo, Rimini, Macerata, Ancona, Bologna, Brescia, Napoli, Genova, Venezia, Londra, Amsterdam. Negli ultimi anni si è dedicato esclusivamente alle arti visive e alla sperimentazione della luce come elemento pittorico, attraverso l’uso dei bianchi e dei neri.Maurizio Radici, “Cavaliere Alchemico” di Bianca Laura Petretto. La sensazione che si prova osservando le immagini di Maurizio Radici è quella di una certa solennità, potenza, gravità e al contempo anche di antico, remoto, profondo, di qualcosa che è legato al sentimento della sconfinatezza. Le forme costrette e chiuse, paradossalmente aprono squarci neri in mondi paurosi e sconosciuti, eppure intimamente vicini. Lo spettatore è inchiodato tra il nero e il bianco, impaurito dal rosso e avvolto dai toni dell’azzurro. Arrivano vibrazioni profonde come se fosse accaduto qualche cosa di gigantesco, di impressionante, eppure sottile, invisibile. Ci si ritrova a fronteggiare un’energia sconosciuta, fatta di grandi e possenti movimenti continui, contrapposta ad un’energia statica, fermata prima del dramma, ma essa stessa catartica. Si ha la sensazione di essere protagonisti di un evento solitario e ineludibile, eppure profondamente umano. Il dinamismo interno di ciò che accade sul piano figurativo ci trasporta nel mondo dell’oblio, per attraversare l’anima e trasferire l’essere nel mondo dell’azione. E noi siamo coinvolti, siamo dentro, partecipiamo attraverso le sollecitazioni profonde, apparentemente inconsapevoli. Il mondo figurativo di Maurizio Radici è ossimorico, da una parte le gabbie chiudono, nascondono, imprigionano, piegano e vincono il demone oscuro delle barbarie, della bestialità, della malvagità luciferina e dall’altro svelano l’occhio pietoso, l’amore incondizionato, la passione senza limite, la libertà infinita, la compassione umana per l’uomo spogliato, per la sofferenza scoperta con la sensibilità sottile e profonda del bambino puro e immediato. L’estetica di Radici è furore e grazia insieme.