Le maschere del Carnevale di Schignano non sono semplici travestimenti, ma strumenti di espressione che danno voce alla cultura popolare del borgo. La loro origine risale a tempi antichi, quando il Carnevale era una festa che mescolava rituali pagani e rappresentazioni sociali, incarnando la divisione tra ricchi e poveri, successo e fatica.
Questa simbologia è ancora oggi visibile nella contrapposizione tra i Bei e i Brut, le due figure principali del Carnevale:
I Bei (i belli), rappresentanti la ricchezza e l’ostentazione, indossano maschere dai tratti raffinati e costumi sontuosi.
I Brut (i brutti), incarnazione della povertà e della fatica quotidiana, portano maschere grottesche e abiti logori, spesso accompagnati da campanacci.
L’arte di scolpire queste maschere è un patrimonio tramandato da generazioni, un sapere che si mantiene vivo grazie agli artigiani della Val d’Intelvi, i quali dedicano mesi di lavoro alla creazione di ogni pezzo unico.
Dalla scelta del legno alla scultura: il processo di realizzazione
La lavorazione delle maschere di Schignano segue un processo preciso, fatto di passaggi che richiedono abilità e conoscenza delle tecniche tradizionali.
1. La scelta del legno
Il materiale più utilizzato per realizzare le maschere è il legno di noce, pero o cirmolo, selezionato per la sua resistenza e la facilità di lavorazione. Il legno deve essere stagionato per evitare crepe e deformazioni nel tempo.
Dopo la selezione, i blocchi vengono tagliati e lasciati essiccare per mesi, affinché raggiungano la giusta consistenza per l’intaglio.
2. L’intaglio della maschera
La fase di scultura inizia con la creazione di una forma base, ottenuta con l’uso di scalpelli e sgorbie. A questo punto, l’artigiano scolpisce i tratti del volto, che variano a seconda della maschera:
I Bei hanno lineamenti simmetrici e armoniosi, con espressioni enigmatiche e sorrisi composti.
I Brut presentano linee marcate, espressioni accentuate, rughe profonde e volti grotteschi che trasmettono fatica e sofferenza.
Ogni intaglio è frutto dell’esperienza e della sensibilità dell’artigiano, che non segue modelli predefiniti: ogni maschera è unica, realizzata interamente a mano e rifinita nei minimi dettagli.
3. La lavorazione delle superfici
Dopo l’intaglio, la maschera viene levigata e trattata per eliminare le imperfezioni. In questa fase si decide se lasciare il legno al naturale o se procedere con una colorazione manuale, che conferisce alle maschere un aspetto ancora più espressivo.
Gli artigiani spesso applicano cere naturali o tinte a base d’acqua, per esaltare le venature del legno e dare profondità ai tratti scolpiti.
4. La creazione degli accessori e delle decorazioni
Le maschere non sono mai usate da sole, ma accompagnate da copricapi, parrucche e altri dettagli che ne completano l’identità. Le decorazioni variano a seconda del personaggio:
I Bei vengono arricchiti con pizzi, merletti e dettagli raffinati.
I Brut indossano stracci, corde e elementi grezzi, spesso con campanacci legati alla vita.