Referendum 8-9 Giugno 2025 in Lombardia: Risultati, Affluenza e Analisi Dettagliata

L’8 e il 9 giugno 2025 si sono svolti in tutta Italia cinque referendum abrogativi su tematiche fondamentali: dal lavoro alla cittadinanza, passando per i contratti a termine e le responsabilità negli appalti. La Lombardia, tra le regioni più rappresentative d’Italia, ha mostrato un trend chiaro: bassa affluenza e scarsa partecipazione, in linea con l’andamento nazionale.

Indice

I Cinque Quesiti Referendari: Cosa Chiedevano agli Elettori

1. Contratto a Tutele Crescenti

L’obiettivo era abrogare il regime introdotto dal Jobs Act, che regola i licenziamenti nei contratti a tempo indeterminato. I promotori puntavano a ripristinare le tutele pre-2015.

2. Indennità per Licenziamenti nelle PMI

Il quesito chiedeva di eliminare il tetto massimo dell’indennità spettante ai lavoratori licenziati illegittimamente nelle aziende con meno di 15 dipendenti.

3. Causale nei Contratti a Termine

Proposta di ripristino dell’obbligo di causale per i contratti a tempo determinato inferiori a 12 mesi, per contrastare l’abuso di contrattualizzazioni precarie.

4. Responsabilità Solidale negli Appalti

Si proponeva di ripristinare la responsabilità solidale tra committente e appaltatore in materia di sicurezza, contributi e diritti dei lavoratori.

5. Cittadinanza agli Stranieri

Quesito fortemente simbolico: si chiedeva di ridurre da 10 a 5 anni la residenza legale necessaria per richiedere la cittadinanza italiana.

Affluenza in Lombardia: Numeri allarmanti provincia per provincia

Nonostante la rilevanza dei temi trattati, i cittadini lombardi non si sono recati in massa alle urne. I dati ufficiali raccolti tramite Eligendo.it e le prefetture locali rivelano una partecipazione ben al di sotto del quorum del 50%+1, necessario per rendere validi i referendum.

Dati di affluenza aggiornati (domenica 8 giugno, ore 23:00)

  • Milano: 24,3%

  • Brescia: 22,7%

  • Bergamo: 21,4%

  • Monza e Brianza: 23,9%

  • Pavia: 22,2%

  • Como: 20,8%

  • Varese: 19,5%

  • Sondrio: 15,39% (record negativo in regione)

  • Cremona e Lodi: tra il 18% e il 20%

Una partecipazione deludente anche nei centri urbani

Nemmeno i grandi centri urbani come Milano, Bergamo o Brescia sono riusciti a superare la soglia del 30%. I numeri indicano un chiaro disinteresse da parte dell’elettorato, nonostante l’impatto diretto delle proposte referendarie sulla vita dei cittadini.

Perché in Lombardia si è votato così poco?

1. Totale assenza di comunicazione istituzionale

I cittadini lombardi, così come quelli delle altre regioni, non sono stati adeguatamente informati sui quesiti. Poche le campagne di comunicazione da parte del Ministero dell’Interno, quasi assenti le iniziative dei media generalisti.

2. Astensionismo come strategia politica

Alcuni partiti hanno scelto la strategia del silenzio e dell’astensione, lasciando campo libero solo a una parte dell’elettorato, prevalentemente progressista o sindacale. Questo ha ulteriormente polarizzato e frammentato la partecipazione.

3. Scarsa fiducia nello strumento referendario

Negli ultimi anni, l’Italia ha visto diversi referendum invalidati per mancato raggiungimento del quorum. Questo ha contribuito a una sfiducia crescente verso questo strumento di democrazia diretta.

La Lombardia è una delle regioni italiane con il tessuto produttivo e sindacale più attivo, sede di grandi imprese, distretti industriali e una classe operaia tuttora numerosa. In teoria, i temi affrontati nei quesiti referendari (licenziamenti, appalti, precariato) avrebbero dovuto risuonare fortemente tra i cittadini.

Eppure, l’apatia civica ha prevalso, portando alla diserzione di massa dalle urne.

Il risultato dei referendum dell’8 e 9 giugno 2025 in Lombardia è una fotografia nitida della crisi della partecipazione democratica. A fronte di questioni cruciali per il presente e il futuro dei lavoratori e dei nuovi cittadini, l’astensione ha avuto la meglio.

Il dato lombardo, in linea con il trend nazionale, segnala l’urgenza di rivedere il modello comunicativo e il funzionamento stesso del meccanismo referendario, affinché possa tornare a essere uno strumento vivo e partecipato, non una formalità ignorata.

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