Le maschere Milanesi di Carnevale

Quali sono le maschere di Milano e cosa vestono? Scopriamolo insieme!

Indice

Le maschere milanesi sono parte integrante della tradizione popolare e del Carnevale Ambrosiano, portando con sé secoli di storia e cultura. Tra le più celebri spiccano Meneghino, Cecca e Beltrame, personaggi che incarnano l’anima del popolo meneghino con il loro spirito arguto e la loro schiettezza. A differenza delle maschere Lombarde, queste maschere esprimono l’essenza della città, con i suoi pregi e i suoi difetti. 

Meneghino

La maschera più iconica di Milano è Meneghino, nato nel XVII secolo grazie al commediografo Carlo Maria Maggi. Il suo nome deriva dal diminutivo di Domenico, in quanto i servitori delle famiglie nobili lavoravano principalmente la domenica. Meneghino si distingue dalle altre maschere della commedia dell’arte perché non porta una maschera sul volto, a simboleggiare la sua onestà e trasparenza.

Fin dal suo esordio, Meneghino si distingue per il suo spirito di denuncia contro i potenti. Nei testi di Maggi e nelle rappresentazioni popolari, questa maschera prende di mira la corruzione, l’avidità e le ipocrisie della società, difendendo i valori dell’onestà e della giustizia. Nel tempo, questa dimensione satirica è diventata parte integrante della sua identità, tanto che Meneghino è stato spesso utilizzato come simbolo politico.

Il suo abbigliamento tradizionale comprende un cappello a tre punte, una parrucca con codino, una giacca lunga, un gilet fiorito sopra una camicia bianca, pantaloni al ginocchio e calze a righe bianche e rosse. Il personaggio di Meneghino rappresenta il tipico milanese: operoso, generoso e dotato di un’arguta ironia.

Cecca

Accanto a Meneghino troviamo Cecca, sua moglie e fedele compagna, il cui nome è il diminutivo di Francesca. Cecca rappresenta la donna milanese laboriosa, generosa e determinata, sempre pronta a sostenere il marito nelle sue battaglie contro le ingiustizie. Il suo carattere deciso e il suo buon senso completano la figura di Meneghino, formando una coppia che incarna i valori della tradizione meneghina.

Se Meneghino è nato come servo astuto e arguto, Cecca è stata introdotta come figura complementare, ma ha presto assunto un’identità propria. Simboleggia la donna milanese caparbia e dotata di grande senso pratico, capace di affrontare le difficoltà con determinazione e resilienza.

Il suo abbigliamento prevede un corsetto di velluto nero con pizzi bianchi, una gonna di panno, calze azzurre e uno scialle di tulle, con una cresta pieghettata alla brianzola in testa.

Insieme, Meneghino e Cecca rappresentano la coppia meneghina tradizionale, capace di affrontare le difficoltà con ingegno, senso del dovere e ottimismo.

Beltrame

Tra le maschere tradizionali milanesi, oltre a Meneghino e Cecca, troviamo Beltrame, una figura oggi poco conosciuta ma che ha avuto un ruolo importante nella cultura teatrale meneghina tra il XVI e il XVII secolo. Il suo nome completo era Beltramm de Gaggian, un riferimento a Gaggiano, piccolo comune nei pressi di Milano.

Le prime tracce di Beltrame risalgono al XVI secolo, quando compariva nelle compagnie teatrali milanesi. Era una maschera comica che rappresentava un servo ingenuo e di buon cuore, spesso vittima di burle e inganni. A differenza di Meneghino, che incarnava la furbizia e la ribellione contro i potenti, Beltrame era un personaggio più sottomesso, sempre alle prese con le proprie disavventure.

Beltrame aveva un aspetto molto riconoscibile, con caratteristiche che lo differenziavano nettamente dalle altre maschere popolari:

  • Indossava una maschera marrone, a differenza di Meneghino, che era a volto scoperto.
  • Vestiva spesso a lutto, probabilmente per sottolineare la sua condizione di sfortunato o servitore oppresso.
  • Scarpe e cintura gialle, un elemento che serviva a dare un tocco di contrasto al suo abbigliamento scuro.

Questi dettagli rendevano il suo personaggio buffo e allo stesso tempo malinconico, enfatizzando il suo ruolo di servo maldestro e spesso deriso dai padroni o dai più furbi.

Beltrame incarnava una figura molto diffusa nella Commedia dell’Arte: il servo sciocco, un archetipo che si ritrova in molte tradizioni teatrali italiane. A differenza di Arlecchino, che era astuto e pieno di espedienti, Beltrame si distingueva per la sua ingenuità e per il suo animo bonario. Questo lo rendeva il bersaglio preferito delle burle degli altri personaggi, ma anche una figura con cui il pubblico poteva simpatizzare.

Nelle rappresentazioni teatrali, Beltrame veniva spesso affiancato dalla moglie Beltramina, che invece aveva un carattere più scaltro e deciso. La dinamica tra i due generava situazioni comiche in cui Beltramina cercava di rimediare alle goffaggini del marito.

Con il passare dei secoli, la popolarità di Beltrame iniziò a diminuire. La sua figura venne progressivamente sostituita da Meneghino, che, con la sua ironia pungente e il suo spirito ribelle, rappresentava meglio l’identità del popolo milanese. Beltrame finì nel dimenticatoio, sopravvivendo solo in alcuni riferimenti storici e nelle testimonianze della tradizione teatrale meneghina.

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