Modi di dire milanesi: dai più antichi (ma ancora conosciuti) ai più giovanili

Nell’articolo vedremo insieme i modi di dire più celebri, le loro origini (spesso curiose o legate alla storia industriale e popolare della città), e come usarli nel quotidiano… senza rischiare figuracce! Preparati a scoprire un lessico tutto da ridere (e da capire), tra “balòss”, “ciapà i ratt” e “fare el baüscia”.

Indice

Milano non è solo capitale della moda e del design, ma anche una fucina inesauribile di espressioni colorite, ironiche e spesso intrise di una saggezza spiccia e concreta. I modi di dire milanesi, tramandati di generazione in generazione, sono lo specchio fedele dell’anima della città: diretti, pratici, con un tocco di sarcasmo e quel tipico accento che li rende immediatamente riconoscibili anche fuori dai confini lombardi.

Parlare “alla milanese” significa entrare in un mondo in cui il pragmatismo si mescola all’umorismo popolare.

I modi di dire milanesi più usati (e ancora vivi)

I modi di dire milanesi non sono soltanto espressioni folcloristiche: sono strumenti linguistici che raccontano il modo di vivere e pensare della gente di Milano. Molti di questi sono ancora utilizzati, anche se a volte italianizzati o mischiati all’italiano standard. Di seguito trovi una selezione dei detti più comuni, con la loro traduzione e un esempio pratico d’uso.

Ciapà i ratt

Significato: sprecare tempo in attività inutili o con poco risultato.

Contesto d’uso: si dice quando qualcuno si affanna senza concludere niente di concreto. Letteralmente significa “prendere i topi”.

Esempio pratico:
“L’è tuta la mattina che ciàpa i ratt, e l’è minga andaa avanti de un cicinin.”
(È tutta la mattina che perde tempo e non è andato avanti per niente.)

Fare el baüscia

Significato: comportarsi da spaccone o da sbruffone.

Contesto d’uso: usato per descrivere chi si vanta o vuole mostrarsi più importante di quello che è. “Baüscia” è un termine dialettale che indica chi “fa il grosso”.

Esempio pratico:
“Al gh’ha minga combinà nagott, ma al fa el baüscia cume se l’aves vinzù el Mundial.”
(Non ha combinato nulla, ma si comporta come se avesse vinto i mondiali.)

Tirà innanz

Significato: andare avanti, proseguire nonostante le difficoltà.

Contesto d’uso: molto usato in ambito lavorativo o in situazioni difficili. È una filosofia concreta: si tira dritto e si va avanti.

Esempio pratico:
“La situazione l’è dura, ma tiròm innanz.”
(La situazione è difficile, ma andiamo avanti.)

Andà a ciapà i caaltt

Significato: mandare qualcuno a quel paese.

Contesto d’uso: si usa quando si vuole liquidare qualcuno in modo secco, magari dopo una discussione. “Caaltt” sono i calci (intesi come botte), ma in modo figurato indica il disinteresse.

Esempio pratico:
“Quand el gh’ha dì sü, l’ho mandaa a ciapà i caaltt.”
(Quando ha esagerato, l’ho mandato a quel paese.)

El temp l’è un tiran

Significato: non fa per me.

Contesto d’uso: frase usata per prendere le distanze da qualcosa che non interessa o non si ritiene adatto.

Esempio pratico:
“Andà in discoteca? A l’è minga robba per mi.”
(Andare in discoteca? Non fa per me.)

Se vedom domà

Significato: ci vediamo domani.

Contesto d’uso: è un saluto pratico e frequente, ancora molto usato in contesti informali e tra colleghi.

Esempio pratico:
“Va ben, gh’ho finì. Se vedom domà.”
(Va bene, ho finito. Ci vediamo domani.)

Laghi di Cancano

Passiamo ora ai modi di dire più giovanili o contemporanei, che si sentono spesso nei bar, nelle università o tra i ragazzi nei quartieri milanesi. Alcuni derivano dal dialetto, altri si sono evoluti dall’uso comune. Questi modi di dire sono caratterizzati dalla loro brevità e dal molteplice utilizzo in diversi contesti. 

Ci sta

Significato: va bene, è accettabile, ha senso.

Contesto d’uso: molto diffuso anche fuori Milano, viene usato per esprimere approvazione o per dire che qualcosa è adatto o condivisibile.

Esempio pratico:
“Pizza a mezzogiorno? Dai, ci sta.”
(Pizza a pranzo? Sì, ci può stare.)

Sbatti

Significato: fatica, rottura di scatole, seccatura.

Contesto d’uso: è usato per descrivere qualcosa di fastidioso o che richiede uno sforzo indesiderato. Spesso viene abbreviato in espressioni come “che sbatti”.

Esempio pratico:
“Devo fare la fila di due ore? Che sbatti.”
(Devo aspettare due ore? Che fatica.)

Stroliga

Significato: persona un po’ svanita o distratta, a volte usato anche per indicare chi si comporta in modo strano.

Contesto d’uso: è un termine tradizionale che è tornato nel parlato giovanile con tono scherzoso o bonario.

Esempio pratico:
“Oh ma te se’ una stroliga, t’hai dimenticà tutto.”
(Sei proprio svampito, ti sei dimenticato tutto.)

Schiscetta

Significato: pranzo portato da casa, spesso in un contenitore.

Contesto d’uso: usato anche dagli adulti, soprattutto in ambito lavorativo. Viene dal verbo “schisciare” (schiacciare), perché una volta il cibo era messo in contenitori di metallo schiacciabili.

Esempio pratico:
“Oggi niente mensa, mi sono portato la schiscetta.”
(Oggi non vado in mensa, ho il pranzo da casa.)

Maranza

Significato: ragazzo o ragazza con abbigliamento appariscente, stile street / tamarro, spesso con scooter truccato e trap nelle cuffiette.

Contesto d’uso: termine usato spesso con ironia o disprezzo per indicare un certo tipo di stile molto vistoso o “di moda di periferia”.

Esempio pratico:
“Guarda quel maranza con la tuta fluo e le casse sul motorino.”
(Guarda quel tipo vistoso con la tuta fluorescente e la musica a palla sul motorino.)

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